Intervista a Fabio Sartorelli

17 gennaio 2020

Quanto è importante oggi, a suo avviso, il suo ruolo di divulgatore? E dove trova l’equilibrio la divulgazione musicale, materia in equilibrio tra musicologia e comunicazione?

Al giorno d’oggi c’è un bisogno, una voglia di sapere e di capire la musica che è famelica: è qualcosa di straordinariamente vivace ed a mio avviso il pubblico desidera fortemente capire come la musica del passato si rivolga agli ascoltatori di oggi, che cosa la renda attuale e qual è il messaggio che questa musica continua a darci. Non dimentichiamo che la musica colta si porta dietro il fardello di una definizione – “classica” – che spaventerebbe chiunque. In realtà di classico il più delle volte non ha assolutamente niente, è quasi sempre rivoluzionaria e forse anche per questo assolutamente intramontabile. Credo quindi che l’equilibrio stia nel non considerare il passato come qualcosa che è tale, ma considerarlo come qualcosa che continua a vivere e a parlarci nel presente.

Come è nata la collaborazione con Ticino Musica?

Ticino Musica ha accolto fin dall’inizio con straordinario entusiasmo la mia partecipazione e per me è un piacere lavorare con i suoi organizzatori. Conservo in particolare un bellissimo ricordo della presentazione dei cantanti nel “Gala” che abbiamo fatto lo scorso anno LAC: c’era tantissima gente che ha seguito, riso e si è divertita - credo moltissimo. Mi auguro che anche “Vivi l’Opera di Ticino Musica!” possa riscontrare una simile partecipazione di pubblico.

Qual è l’attualità, nel 2020, delle opere di Gioachino Rossini – ed in particolare de “Il Barbiere di Siviglia”?

Nel Barbiere Figaro è un personaggio assolutamente nuovo. A prima vista potrebbe assomigliare ai tanti servi o servette che hanno animato l’opera buffa tra ‘700 e ‘800; in realtà Figaro è intelligente, furbo, intraprendente, dinamico ed in più c’è qualcosa in lui di assolutamente inedito e innovativo: Figaro ritiene che la nobiltà della vita stia nel lavoro, ovvero nella possibilità di vivere e mantenersi lavorando. Da questo punto di vista il denaro è “il vulcan della mia mente”: Figaro si attiva nel momento in cui qualcuno lo paga, ma questo denaro non è un regalo, bensì il corrispettivo di un lavoro che egli compie. Figaro è indaffaratissimo: “Figaro qua, Figaro là, Figaro su, Figaro giù”, non ha un momento libero – e questo lo rende un personaggio assolutamente di oggi – e tuttavia al tempo stesso dice appunto una frase che io ritengo centrale: “Vita più nobile no non si dà”. E dunque cosa c’è di più nobile del lavoro? Considerando che “Il Barbiere di Siviglia” è un’opera del 1816, Figaro è il figlio più autentico di quella Rivoluzione Francese che aveva spazzato via i vecchi parassiti e parrucconi della società per lasciar spazio alla borghesia intraprendente.