Intervista a Jacques Deleplancque

26 luglio 2019

Com’è stato il suo inizio a Ticino Musica?
Sono molto piacevolmente sorpreso: per me si tratta di una assoluta novità ed ho trovato un ottimo ambiente, dei bei locali e delle persone estremamente accoglienti. Il direttore artistico Gabor Meszaros è fantastico, è molto appassionato e dona al Festival tutto se stesso.

Come riesce ad organizzare il lavoro con i suoi numerosissimi – ben 16 – allievi?
Cerco innanzitutto di rendere per tutti il corso un momento sereno. Li divido in due gruppi di 8 e la mattina facciamo con ciascuno due ore di tecnica, un lavoro di base fondato sul rilassamento. Pur essendo lezioni collettive mi occupo individualmente di ogni studente, così che comprenda ciò che cerco di trasmettergli. In generale il punto di partenza del processo di risoluzione dei problemi tecnici parte da un’analisi mentale attraverso cui cerco di far tornare i ragazzi a meccanismi di apprendimento liberi da inibizioni, simili a quelli della fase evolutiva di un bambino, gli unici che ci permettono di liberare le nostre passioni.   

Cosa ha contribuito maggiormente alla sua formazione di musicista e pedagogo?
Ciò che mi ha aperto gli occhi in maniera decisiva è stato quanto ho appreso entrando a far parte, a 19 anni, dell’Ensemble Intercontemporain di Pierre Boulez, il quale ci insegnò con estrema chiarezza moltissime cose relative alla struttura dei brani e alla profondità musicale di ciascuno. In questo modo ho potuto a mia volta strutturare la mia conoscenza del repertorio, arrivando ad esempio a capire più facilmente Mozart attraverso la musica contemporanea. Ho inoltre avuto la fortuna di lavorare in seguito con personalità come Messiaen e Ligeti, che hanno ulteriormente chiarificato la mia conoscenza storica della musica.

Cosa ne pensa della formula che affianca Maestri e Allievi in uno stesso ensemble?
La amo molto, la trovo geniale e la pratico molto spesso. Abitualmente i musicisti in formazione percepiscono un enorme gap tra loro e noi maestri, che veniamo talora ai loro occhi eccessivamente innalzati. Il fatto di suonare insieme infonde in loro fiducia e li fa maturare, nonché crescere di livello tecnico e musicale.