Come vi siete conosciuti e come si sono intrecciati nel corso degli anni i vostri percorsi musicali?
Con Sandro e Andrea ci siamo conosciuti alla Scuola di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana, dove abbiamo iniziato a studiare musica tutti e tre da piccolissimi. Inevitabilmente ci siamo ritrovati a partecipare a progetti di musica di insieme e successivamente siamo stati ammessi al corso di studi “Pre-College”, dove accede una cerchia più stretta di studenti. Trascorrendo tempo insieme abbiamo riconosciuto uno nell’altro una stessa sensibilità musicale e abbiamo sviluppato l’idea di fare un progetto insieme, prima un po’ per divertimento, poi più seriamente. Così è nato il Trio Bellevue, che cercheremo di portare avanti nonostante ora gli studi ci abbiamo portato a vivere in città diverse.
Una gran parte dei tuoi coetanei frequenta generi diversi dalla musica classica. Tu che invece hai scelto la strada della musica classica, cosa pensi possa dare in più ad un ragazzo/a giovane come te?
Penso sia molto importante coltivare non solo un unico gusto musicale, dunque non focalizzarsi soltanto sulla musica classica. Io ad esempio ascolto anche musica leggera e trovo che il fatto di spaziare tra diversi orizzonti rappresenti un fattore di arricchimento. Ad un mio coetaneo non abituato a frequentare la musica classica consiglierei almeno di provare ad ascoltarla, innanzitutto perché è bellissima, in secondo luogo perché aiuta a sviluppare una particolare sensibilità ed una consapevolezza storica. Un percorso di studi nella musica dà poi un’innegabile disciplina, perché lo studio di uno strumento richiede un’assoluta costanza, cosa che insegna in generale a gestirsi al meglio anche nella vita di tutti i giorni. Inoltre lo studio della musica porta a incontrare tantissime persone interessanti con cui scambiare idee e condividere esperienze.
Tu, così come i tuoi colleghi del Trio Bellevue, provenite da famiglie di musicisti o da ambienti di grande sensibilità nei confronti della musica e del suo studio. Quanto è importante questo per un giovane studente che sceglie di coltivare un percorso professionalizzante?
Aiuta molto. Ovviamente non è “obbligatorio”, perché ci sono tanti musicisti molto talentuosi che non provengono da famiglie “musicali”, tuttavia è un elemento di facilitazione, specialmente quando sei molto piccolo, perché i tuoi genitori sanno riconoscere le tue possibilità e possono indirizzarti al meglio. Ora che ho diciannove anni, guardando alla mia famiglia, mi rendo conto che avere successo nel campo della musica è possibile e questo mi dà forza. Sono molto felice di avere degli esempi ed anche di poter avere un riferimento così “vicino” quando ho bisogno di consigli.
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro? Come e dove ti immagini tra 10 anni?
Per l’immediato futuro i miei obiettivi sono lavorare tanto e fare audizioni o concorsi per cercare di migliorare fino a raggiungere il massimo delle mie capacità. Penso sia la cosa “da fare” durante il proprio percorso di studi. Fra 10 anni spero di aver raggiungo questo livello di pienezza delle mie capacità e di essere una grande orchestra, oppure di avere un mio gruppo stabile di musica da camera, che rappresenta la mia passione più grande. O forse riuscirò anche – chissà – a fare la carriera del solista. Ma tutto si vedrà: dipenderà da me e un po’ anche dalla fortuna.